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Un giorno di quasi cinquecento anni fa, un monaco che percorreva una sperduta contrada della Sicilia occidentale in groppa al suo mulo si imbatté in una visione assai particolare: a ridosso di un costone roccioso punteggiato da una folta macchia mediterranea, l’uomo scorse degli enormi cilindri di pietra, sparsi sul terreno in un ordine apparentemente casuale.

Qualcuno di essi mostrava alla base, esattamente al centro del cerchio, un grosso foro quadrato… Stupefacente davvero.

Quel monaco si chiamava Tommaso Fazzello, era un grande erudito, eccellente oratore, studioso di filosofia nonché padre della storia siciliana e fondatore della storia e della topografia archeologica. Seguendo per diversi chilometri la ‘via della pietra’ segnata dai grossi cilindri litici evidentemente abbandonati per strada, forse repentinamente a seguito di una qualche minaccia incombente, il Fazzello scoprì e portò alla luce le vestigia di una delle più prestigiose città del passato: Selinunte, la colonia greca che nel volgere di qualche decennio dalla sua fondazione, avvenuta nel VII secolo a.C. ad opera di alcuni coloni sicelioti (cioè greci di Sicilia) di Megara Iblea, riuscì a prosperare e crescere talmente tanto da conquistarsi fama e apprezzamento nell’intero mondo.

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